saturday morning and I want to feel

Credo, ormai profondamente, che le metafore con cui ci esprimiamo rivelano il nostro mondo interiore, le immagini che ci popolano.
Per questo mi costa tanto la distanza linguistica tra me e te, perchè quando parliamo è sempre nella tua lingua, e mi sento impacciata.
Le parole non scorrono lisce come quando metti la mano nell’acqua e la muovi, ma incontrano sabbia, e intoppi, e sfregano contro qualcosa. E così quello che mi gorgoglia tra le costole resta lì, e oggi mi sta strozzando.
Ho riempito di cicche il posacenere della nostra stanza, questo minuscolo mondo instabile che dividiamo, e non riesco a smettere di prendermi il lusso di sentirmi vuota, arida e sola, di rigirarmi in questo senso di solitudine come tra lenzuola accoglienti. Come quando sai che stai dormendo troppo, che già è ora di alzarsi e che se non lo fai resterai tutto il giorno con il mal di testa e un senso di malessere, ma non vuoi tornare alla realtà e te ne resti là, rigirandoti nel letto.

Dicevo, le metafore esprimono il mondo che ci popola la testa.
A me, il mondo che mi popola la testa, mi ha spesso allontanato dalla realtà degli umani in carne e ossa.

Sei sopra di me, mi stai scopando, ma io non sento quello che c’è dentro la mia fica. Sposto la testa quel tanto da riuscire a guardare la pelle del tuo fianco, morbidissima sotto le mani.
Amo quel tuo pezzetto di pelle, e so perfettamente perchè lo amo tanto: perchè entra nel mio mondo immaginario. (Forse sono arida, rinchiusa nelle mie fantasie, e dovrei godere perchè sei dentro di me, ma no, penso, immagino, e me ne parto – sola – per altri lidi).
E’ lo stesso motivo per cui mi sciolgo quando di notte ti avvicini per dormire nella tua – nella nostra – posizione preferita, con la mia pancia appiccicata alla tua schiena e le mie ginocchia mischiate con le tue. In quel momento immagino che hai smesso di lottare, di dimostrare quanto sei maschio alfa e gli fai il culo a tutti, e ti sei preso una pausa per lasciare che qualcuno – io – ti veda indifeso.
So perfettamente perchè tutto questo entra nel mio immaginario: rappresenta il frammento di te che non è macho, che non entra e non spinge, che si lascia toccare e prendere.
Ecco come il linguaggio esprime il mio mondo interiore: l’idea che il mio compagno – di letto, di strada, di vita – desideri essere preso mi fa bagnare fino alle ossa, mi provoca sommovimenti tellurici al bacino e un sorriso idiota permanente.
La sola idea ha il potere magico di scatenarmi fantasie e farmi sentire viva del tutto.
Vedi, amore mio logico? Sono cose che succedono nella mia testa, libere interpretazioni dei tuoi gesti, ma sono sensazioni forti, che mi scendono nella pancia e mi fanno stare bene.
Mi eccitano, perfino.
Dovrei raccontarti tutto questo, bene, farne una storia avvincente e godibile a livello di marketing per tentare l’impresa di farti venire la voglia di entrare nella mia testa e vedere che succede.
Ma sospetto fortemente che la tua machitudine non troverà mai bello e poetico ed eccitante tutto questo, l’idea di essere preso e compagnia bella.
E allora mi fumo un’altra sigaretta.

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One Response to saturday morning and I want to feel

  1. Excellent post. Thanks.

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