the inside garden (en italiano)

Hai liberato i mostri, ragazzo dagli occhi belli.

Hai aperto loro il cancello, e loro non aspettavano altro.

Ho cercato di richiamarli, di ricondurli a un ordine sopportabile. Ho respirato a fondo e ho provato a fischiare, ma avevo il respiro corto, affannato.

Sono usciti dal loro recinto, nell’unica parte dove non arriva la luce. L’aria è viziata, in quell’angolo, e c’è troppa polvere.

(I demoni vivono vicino ai mostri, sono parenti, giocano, a volte amoreggiano, ma li ammonisco spesso di non mischiarsi. I demoni annuiscono e sorridono:credo che quando non li guardo scopino con i loro cugini oscuri, di corsa, contro il muro. Li amo, ma sono dei piccoli bastardi refrattari alle regole.)

 

Ora ogni volta che ci avviciniamo, ragazzo, i mostri sentono il tuo odore, quell’odore che amavo, e nel mio stomaco, sotto la pelle delle braccia, iniziano a premere per uscire. Cercano di diventare me, e ieri ci sono riusciti.

“Non vedi, non dice altro che cazzate, ‘sto stronzo”, “Se scappa una volta, scapperà sempre”, “Amore razionale, ma che significa? Paura della solitudine, ecco cos’è. Meschino e codardo.”, “Andare in campagna in vacanza? Pensa con che faccetta felice lo starà pensando, distruggigli ‘st’idea. Che sappia com’è quando ti tagliano le gambe”.

Li ascolto, ammaliata, e non ricordo più niente altro che questo. Non mi ricordo più delle ore a parlare dai due lati del bancone, di quanto era bello toccarci, un istante, mentre stava lavorando. Di quante cose nuove ho scoperto con lui. Non mi ricordo che bello è il suo sorriso e il mio riflessi, e come mi faceva stare bene ed eccitare la sua voce, e che volevo leccargli la schiena, tutte le lentiggini una per una.

Tutto questo è lontanissimo e non mi escono rimproveri o rimbrotti con un senso, solo aghi intinti nella saliva dei piccoli mostri. Ogni ago che infilo nella sua pelle, i mostri premono più forte per uscire.

“Si, ecco, così, così sa come sei veramente, e non lo sopporterà mai”

“Ma io non sono così, non sono così” cantileno con un filo di voce, una voce che non è nemmeno più la mia.

“Lo sai che sei così, questa è la vera te. E la vera te è una ragazzina piagnucolosa e aggressiva. Tu vorresti stare con un ragazzino aggressivo e piagnucoloso?”

“No, certo. Però finora non mi era ancora capitato, non con lui”

“Perchè ti illudevi che non ci fossimo più. Che con ‘sta storia di diventare consapevole delle tue esigenze, con ‘sta cazzata della maturità, potessi scegliere senza di noi. Ma stavamo solo là dietro, pronti a uscire al primo segnale un po’ più forte. E il cretino, lì, ci ha servito l’occasione su un piatto d’oro”

“Non sarà sempre così, certo che posso scegliere. Non voglio credere a tutto quello che mi dice il ragazzo dagli occhi belli, ma non voglio avvelenare tutto con la vostra saliva.”

“Tanto questa cosa con il ragazzo finirà: perchè non puoi lavorare laggiù, perchè lui è un ossessivo e tu pure abbastanza, perchè lui non pensa che a se stesso e te a te. Perchè una mattina ti sveglierai e te ne vorrai andare. Perchè già ti manca il fiato, lo hai detto tu stessa”

“Se deve finire, che finisca, ma non per causa vostra. Se devo sentire di nuovo quel dolore sordo che sembrano tamburi, e sia. Se devo desiderare di nuovo strapparmi i capelli e bucarmi la pelle, aspetterò a braccia aperte il momento e gli sorriderò, non dimenticate che un po’ masochista lo sono. Ma non voglio rendervi la vita facile, né a voi né ai vostri fratelli che vivono nel recinto del ragazzo dagli occhi belli.”

Non se ne vanno, ma indietreggiano un poco. Sono incuriositi, forse perplessi. Neanch’io sono del tutto sicura di quello che dico, se veramente ho tutto questo spirito da combattente, e non so nemmeno con esattezza se combatto per un noi, però sono certa che ora sì, riesco a respirare.

 

 

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