non insegnate ai bambini

“non insegnate ai bambini
la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male (…)
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un’antica speranza. ”

G. Gaber

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ho sete

El sexo me aburre. Quiero decir, el sexo ‘normal’. Ahora sí entiendo el porque en inglés (que es el idioma que tiene una definición para todo) se le dice “vanilla sex”. Me he dado cuenta que sí es verdad que nunca antes había tenido esta clase de sexo, que toda mi sexualidad hasta ahora se había desarrolado, casi sin querer, de otra forma, osea como dominación o sumisión. Me gusta ser la que domina eroticamente entre los dos.

Me he dado cuenta que aquella es mi manera de vivir la sexualidad, y le tengo cariño a esta parte de mi corazón y de mi cerebro, porque es mi pequeña luz, mi juego preferido y mi rincón de libertad.

Sencillamente, un hombre que se ponga debajo de mi en la cama, que me diga que es mio, para mi es lo mas erótico que exista en este mundo. Sabemos los dos que es nada más que en juego, sin embargo en aquel momento es verdad, y eso me llena de adrenálina, me emocióna, y hace que me sienta bien. En aquel momento no me entran ganas de irme, mi cuerpo y mi alma estan allí, con él.

Cuando un hombre quiere mandarme, implicita o explicitamente (“Ponte así”, “Te importaría hacerme una mamada?”) me aburro, mi cabeza se va a otro lado y deja a mi cuerpo ahí solo, vacío, una cáscara.

Cuando me pasa eso hasta tu boca, hasta tus ojos – que a veces me llenan de maravilla al mirarlos-, hasta tu piel me dan igual. Quiero estar con tigo, sin embargo no voy a renonciar a mi naturaleza.

Porque no soy ninguna flor, ni rosa ni margarita, solo soy una raíz y al renonciar a esta parte de mi me quitaria la tierra y el agua por mi misma.

 

 

 

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ansietudini

oggi ho temuto che mi uscisse l’anima dagli occhi. so che non è il caso, so che non sta bene, ma l’ho temuto davvero, anche se allo stesso tempo mi è piaciuto.
ho ancora più paura del futuro, una paura fregata, paura di quello che succederà mercoledì, che la magia possa essere morta. mi fa rabbia non potermi dividere, non poter vivere tutte le possibilità di quest’esistenza. In sintesi sono in piena fase edonistica e detesto dover scegliere: perchè non posso avere tutto? però, al di là di questo, sono contenta di aver preso la macchina stamattina.

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the inside garden (en italiano)

Hai liberato i mostri, ragazzo dagli occhi belli.

Hai aperto loro il cancello, e loro non aspettavano altro.

Ho cercato di richiamarli, di ricondurli a un ordine sopportabile. Ho respirato a fondo e ho provato a fischiare, ma avevo il respiro corto, affannato.

Sono usciti dal loro recinto, nell’unica parte dove non arriva la luce. L’aria è viziata, in quell’angolo, e c’è troppa polvere.

(I demoni vivono vicino ai mostri, sono parenti, giocano, a volte amoreggiano, ma li ammonisco spesso di non mischiarsi. I demoni annuiscono e sorridono:credo che quando non li guardo scopino con i loro cugini oscuri, di corsa, contro il muro. Li amo, ma sono dei piccoli bastardi refrattari alle regole.)

 

Ora ogni volta che ci avviciniamo, ragazzo, i mostri sentono il tuo odore, quell’odore che amavo, e nel mio stomaco, sotto la pelle delle braccia, iniziano a premere per uscire. Cercano di diventare me, e ieri ci sono riusciti.

“Non vedi, non dice altro che cazzate, ‘sto stronzo”, “Se scappa una volta, scapperà sempre”, “Amore razionale, ma che significa? Paura della solitudine, ecco cos’è. Meschino e codardo.”, “Andare in campagna in vacanza? Pensa con che faccetta felice lo starà pensando, distruggigli ‘st’idea. Che sappia com’è quando ti tagliano le gambe”.

Li ascolto, ammaliata, e non ricordo più niente altro che questo. Non mi ricordo più delle ore a parlare dai due lati del bancone, di quanto era bello toccarci, un istante, mentre stava lavorando. Di quante cose nuove ho scoperto con lui. Non mi ricordo che bello è il suo sorriso e il mio riflessi, e come mi faceva stare bene ed eccitare la sua voce, e che volevo leccargli la schiena, tutte le lentiggini una per una.

Tutto questo è lontanissimo e non mi escono rimproveri o rimbrotti con un senso, solo aghi intinti nella saliva dei piccoli mostri. Ogni ago che infilo nella sua pelle, i mostri premono più forte per uscire.

“Si, ecco, così, così sa come sei veramente, e non lo sopporterà mai”

“Ma io non sono così, non sono così” cantileno con un filo di voce, una voce che non è nemmeno più la mia.

“Lo sai che sei così, questa è la vera te. E la vera te è una ragazzina piagnucolosa e aggressiva. Tu vorresti stare con un ragazzino aggressivo e piagnucoloso?”

“No, certo. Però finora non mi era ancora capitato, non con lui”

“Perchè ti illudevi che non ci fossimo più. Che con ‘sta storia di diventare consapevole delle tue esigenze, con ‘sta cazzata della maturità, potessi scegliere senza di noi. Ma stavamo solo là dietro, pronti a uscire al primo segnale un po’ più forte. E il cretino, lì, ci ha servito l’occasione su un piatto d’oro”

“Non sarà sempre così, certo che posso scegliere. Non voglio credere a tutto quello che mi dice il ragazzo dagli occhi belli, ma non voglio avvelenare tutto con la vostra saliva.”

“Tanto questa cosa con il ragazzo finirà: perchè non puoi lavorare laggiù, perchè lui è un ossessivo e tu pure abbastanza, perchè lui non pensa che a se stesso e te a te. Perchè una mattina ti sveglierai e te ne vorrai andare. Perchè già ti manca il fiato, lo hai detto tu stessa”

“Se deve finire, che finisca, ma non per causa vostra. Se devo sentire di nuovo quel dolore sordo che sembrano tamburi, e sia. Se devo desiderare di nuovo strapparmi i capelli e bucarmi la pelle, aspetterò a braccia aperte il momento e gli sorriderò, non dimenticate che un po’ masochista lo sono. Ma non voglio rendervi la vita facile, né a voi né ai vostri fratelli che vivono nel recinto del ragazzo dagli occhi belli.”

Non se ne vanno, ma indietreggiano un poco. Sono incuriositi, forse perplessi. Neanch’io sono del tutto sicura di quello che dico, se veramente ho tutto questo spirito da combattente, e non so nemmeno con esattezza se combatto per un noi, però sono certa che ora sì, riesco a respirare.

 

 

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della (non?) condivisione dei desideri

I’m back again in my fucking unreal world. I’m talking to my ghosts and shadows. I was used to live here and I didn’t feel alone. But now, I don’t want to sleep with ghosts: ghosts and fantasies are so pretty and sexy because they always always let me lead the dance but I just want to sleep with a human being in flesh and blood.

My mind is a curious and funny and sometimes scaring place. There are many things, there are desires. Wild, weird, tender, kinky desires. Actually, I can’t say if they’re more tender or more kinky.
There’s me fucking my man/boy. There’s me saying filthy words to him, there’s him looking at me from below and whispering “please”. I get wet for this little word, like for nothing else in the world.
(I heard “please” in a warm summer night and I thought to have found some kind of this strange kinky-love in the eyes of a stranger. Of course, I was wrong. It makes no sense at all but sometimes that’s still hurts).

Non so perchè il terzo post m’è venuto fuori così, in quest’inglese rimediato e internettiano, figlio di troppi blog feministi-queer-bdsm e troppe nottate porno in solitaria.
O a lo mejor ha sido porque he empezado a escribirlo para ti solo, neno, y he elegido casi sin querer un idioma que no fuera el mio ni el tuyo.

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certi cani (desideri da lontano)

31/10/2011 – aspettando l’autobus, giornata tiepida e dolce, in qualche sud d’Europa

Finalmente ho capito cosa sono davvero, sono una cannibale. Ho urgenza di nutrirmi del desiderio, dei rumori soffocati. (I suoi, o di un altro animale della stessa specie, che porti addosso quell’odore familiare).

Le attese no, non le sopporto, forse perché ho aspettato troppo – per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Voglio tutto qui e lo vorrei in questo momento, senza nessun tempo in mezzo tra il desiderio e la sua realizzazione.

Passa una ragazza piccolina con un cane che peserà più di lei, e la signora seduta accanto a me commenta (ancora ho qualche problema con la lingua del luogo, e hai voglia a dire che somiglia all’italiano) che un cane così è pericoloso, può uccidere anche il padrone.

Ma no, signora, sembrano minacciosi ma sono buoni”.

Mi spiega come se parlasse a un’idiota: “Un paio di anni fa un cane così ha strappato il naso a una bambina, le hanno dovuto mettere una protesi. E una protesi non è come un naso vero”

Su questo smetto di tentare di difendere il quadrupede, immagino che la signora abbia in serbo una quantità di aneddoti sanguinolenti.

I più pericolosi sono i cani paurosi che quando avvertono un pericolo, vero o immaginario, mordono per difendersi, convinti che sia minacciata la loro stessa esistenza.

Se si sentono alle strette attaccano senza preavviso chiunque hanno davanti, tengono la coda tra le gambe, vergognandosi, affondano i denti a caso.

Se ne hanno la possibilità, scappano senza girarsi indietro. Non sapranno mai che quel gesto era la carezza di una mano ancora maldestra.

 


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l’acqua non è poi così fredda

ok, primo post.

provo a scrivere per esprimere desideri.  per vedere se desideri e idee possono stare insieme, senza che la coperta diventi troppo, ma troppo corta; per scoprire come possono dormire e scopare magari, desideri e idee.

per avere idea di parlare con qualcuno, e farlo con le mie parole preferite, quelle su carta, con la differenza che questa carta forse qualcuno la leggerà, e non starà chiusa in fondo all’armadio.

(Tra poche ore sarà un anno da quando non sei più qua. Non so dove sei, non so se sei ancora in qualche posto, reale o metaforico. E mi sembra anche assurdo scrivere di te qui, visto che tu non puoi leggere. Però più assurdo sarebbe forse non scrivere di te.

Un pomeriggio di tanti anni fa a scattare foto a una rosa rossa secca anzichè studiare.

Adesso sono in un posto che dicevamo di voler vedere insieme.)

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